È passato poco più di un anno dal referendum sulla Brexit dello scorso 19 giugno e giunge a conclusione il primo ciclo di negoziati tra la Commissione europea e il Regno Unito. La notifica delle intenzioni di lasciare l'Unione europea, avvenuta il 29 marzo 2017 di fronte al Consiglio europeo, ha determinato la scadenza dei termini dell'uscita in modo definitivo del Regno Unito al 29 marzo 2019, data in cui i sudditi di Sua Maestà cesseranno di essere membri dell'Ue, a meno che il Consiglio non decida all'unanimità di prorogare il periodo di negoziato biennale. Il Regno Unito diventerà un paese terzo a partire dalla data di recesso.
Il Regno unito è un importante mercato del made in Italy: secondo i dati forniti da Confartigianato nazionale, negli ultimi 12 mesi l'export ammonta a 22.710 milioni di euro. Le importazioni ammontano a 11.176 milioni, con un saldo positivo del commercio estero per 11.535 milioni. Nel 2017 il made in Italy verso il Regno unito vale l'1,33% del Pil, recuperando i livelli del 2005. A maggio 2017 il made in Italy annualizzato sale dello 0,9%, in miglioramento rispetto al +0,5% di aprile, ma inferiore al ritmo di crescita rilevato un anno prima (+3,8%).
Nei primi cinque mesi del 2017 si registra un trend migliore della media (+2,5%) per l'export dei Articoli farmaceutici (+36,8%), Apparecchi elettrici (+11,8%), Prodotti tessili e dell'abbigliamento, pelli e accessori (+7,0%), Sostanze e prodotti chimici (+6,5%). Nel maggiore dettaglio settoriale si osserva una buona performance della moda: per Articoli di abbigliamento l'export cresce del 10,9% e per Articoli in pelle del 6,9%.
Secondo l'ultima comparazione disponibile del Fondo Monetario Internazionale, nel 2017 l'Unione europea vale il 20,7% del Pil mondiale ed è la seconda potenza economica mondiale dopo gli USA (24,9%) e davanti alla Cina (15,1%) e Giappone (6,2%). Tuttavia guardando alla dinamica, negli ultimi dieci anni la Cina è cresciuta ad un tasso medio del Pil a valori costanti dell'8,2%, due volte e mezzo quello medio mondiale (3,3%); nello stesso periodo l'economia degli USA è cresciuta al ritmo dell'1,4% all'anno, quella dell'Unione Europea allo 0,8% e quella del Giappone allo 0,5%. La combinazione tra questo minor ritmo di crescita e diversa configurazione geografica dell'Unione dopo la Brexit porterebbe nel 2020 l'“Unione a 28 meno 1” a essere sorpassata dalla Cina.
Infine va segnalato che dopo l'uscita del Regno Unito, l'economia europea si sbilancierà in modo marcato a favore della Germania. Nel 2007 l'economia tedesca pesava per il 19,4% del P dell'Unione europea a 28; a seguito dell'uscita della Gran Bretagna e della maggiore crescita registrata nell'ultimo decennio, la quota relativa al Pil della Germania nel 2016 sale al 25,2%.