Oltre al danno dei mancati pagamenti continua la beffa per le imprese che credevano e speravano in una soluzione certa del problema della soddisfazione dei loro crediti nei confronti della P.A. Il testo del decreto licenziato dalla Camera dei deputati, infatti, rimane confermato nell’impianto originario, reso forse ancora più arzigogolato, e mostra, ancora una volta, più attenzione alle esigenze della burocrazia contabile piuttosto che a quelle delle migliaia di imprese creditrici del terziario di mercato, dell’artigianato e dell’impresa diffusa che sono ormai sull’orlo del collasso.
Confartigianato, sin dall’inizio ha denunciato l’inadeguatezza del provvedimento per le farraginose interrelazioni tra le diverse amministrazioni e l’assenza di un qualsiasi meccanismo operativo che consentisse alle imprese di ottenere in via diretta il pagamento di quanto dovuto e ha ripetutamente sollecitato tutti gli interlocutori tecnici, politici e istituzionali, a snellire le procedure e rafforzare il meccanismo di compensazione a garanzia della reale e tempestiva soddisfazione del credito.
Purtroppo, nel testo approvato, non vi è traccia di quel principio di compensazione che Rete Imprese Italia ha sempre ritenuto come una imprescindibile clausola di salvaguardia per far ottenere alle imprese quanto dovuto indipendentemente dal pieno ed omogeneo adempimento da parte delle pubbliche amministrazioni ai meccanismi previsti dal decreto.
Confartigianato auspica, pertanto, una rapida inversione di marcia nell’iter parlamentare di conversione del decreto perché alle imprese, che non vivono di illusioni e di promesse, occorre dare risposte certe e immediate. La loro capacità di resistenza è, infatti, allo stremo: non hanno più disponibilità finanziarie e le banche stanno pressando per il rientro dalle anticipazioni delle fatture scadute.