Torna in vigore l'obbligo di indicare lo stabilimento di produzione sulle etichette alimentari. Una norma, questa, contenuta nella legge di delega europea che, il 15 settembre 2016, ha reintrodotto l'importante accorgimento in opposizione a una normativa Ue del dicembre 2014.
Da allora Confartigianato si è mobilitata per protestare contro quello che ha sempre considerato un attacco alla qualità dei nostri prodotti e al diritto dei consumatori di conoscere l'origine di ciò che mettono nel piatto. “Eliminare lo stabilimento di produzione – ha denunciato Confartigianato Alimentazione –, significa causare un danno alle eccellenze alimentari del nostro territorio. Inoltre, complica il lavoro delle autorità di controllo nei casi in cui è necessario rintracciare chi ha prodotto gli alimenti”.
Nei due anni intercorsi questa battaglia per il Made in Italy e per la salute dei cittadini è stata sposata dal Governo. In particolare, il Ministero delle Politiche agricole ha promosso una consultazione pubblica on line e il 96,5% degli italiani ha chiesto la reintroduzione dell'obbligo di indicare il sito di produzione sulle etichette degli alimenti. Così il nostro Paese l'ha avuta vinta e ha ottenuto il ripristino di questo importante elemento di chiarezza e trasparenza sulle nostre produzioni alimentari.
Ora, il Governo italiano ha 12 mesi di tempo per attuare la legge delega europea, ma il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato tempi brevi. “Il decreto attuativo – ha detto –, è già stato inviato agli altri ministeri per l'approvazione definitiva e dovrebbe vedere la luce entro la fine dell'anno”.
Insomma, tra pochi mesi toccheremo con mano il risultato di una battaglia comune che ha visto il nostro Governo al fianco degli imprenditori per difendere l'identità e la qualità dell'alimentazione made in Italy.